Valanga in Nepal, morti cinque italiani sull’Himalaya: chi erano Stefano Farronato, Alessandro Caputo, Paolo Cocco, Marco Di Marcello e Markus Kirchler

Il biologo, il fotografo, il maestro di sci, l’arboricoltore e l'economista: chi sono i cinque italiani morti sull’Himalaya in due spedizioni diverse. Farronato e Caputo trovati abbracciati nella loro tenda sul Panbari.

Due spedizioni, un unico ciclone e un bilancio tragico: cinque italiani hanno perso la vita tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre sulle montagne dell’Himalaya, travolti da bufere e valanghe scatenate dal ciclone Montha.

La tragedia del Panbari: Farronato e Caputo trovati abbracciati nella tenda

Sul monte Panbari, una vetta di 6.887 metri nel Nepal occidentale, sono morti Stefano Farronato, 51 anni, di Bassano del Grappa, e Alessandro Caputo, 28 anni, di Milano. Con loro c’era anche Valter Perlino, 55 anni, di Pinerolo, unico sopravvissuto. I tre facevano parte della spedizione Panbari Q7, partita il 7 ottobre, e avevano raccontato il loro viaggio su Instagram: «Un percorso duro, solitario e affascinante, dove ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna».

Il 27 ottobre il maltempo si è abbattuto sul campo a quota 5.200 metri. Farronato e Caputo, esausti, come riferisce il Giornale di Vicenza, avevano deciso di rientrare al Campo 1 per ripararsi. Sono stati trovati assieme, abbracciati, all’interno della loro tenda, sepolti da metri di neve. Il recupero è stato difficile: «Abbiamo localizzato la tenda con il rilevatore Recco e scavato per oltre tre ore» ha raccontato la guida nepalese Narendra Shahi. A dare l’allarme era stato Perlino, rimasto al campo base per un dolore al piede.

Prima fila in alto da sinistra: Alessandro Caputo e Stefano Farronato. Seconda fila: Marco Di Marcello e Paolo Cocco. (Credits Ansa)

Chi erano Farronato e Caputo

Stefano Farronato era arboricoltore e fondatore della ditta Aforest di Cassola (Vicenza). Poliglotta e viaggiatore instancabile, aveva partecipato a spedizioni in Patagonia, Ecuador, Alaska, Islanda, Groenlandia, Mongolia e Pamir. In Islanda aveva percorso 160 chilometri trainando slitte per sensibilizzare sullo scioglimento dei ghiacciai.

Quella in Nepal era la sua diciottesima spedizione.

Alessandro Caputo, 28 anni, era studente di giurisprudenza alla Statale di Milano e maestro di sci a Saint Moritz. Amava i viaggi e la montagna: “Il cuore è pieno di meraviglia e di quella voglia inesauribile di andare ancora un po’ più in là”, aveva scritto su Instagram davanti alle vette del Manaslu.

La seconda tragedia sullo Yalung Ri: morti Cocco, Di Marcello e  Kirchler

Mentre il ciclone Montha sferzava il versante occidentale dell’Himalaya, un’altra spedizione è stata travolta da una valanga sul monte Yalung Ri, a 5.630 metri di quota, nella remota valle di Rolwaling.

Le vittime italiane sono Paolo Cocco, 41 anni, e Marco Di Marcello, 37 anni, entrambi abruzzesi. Con loro anche il trentino Markus Kirchler, 29 anni.

Cocco, fotografo residente in Austria e già vicesindaco di Fara San Martino (Chieti), aveva scritto poco prima della partenza: «La nostra squadra si sta dirigendo verso l’ennesima destinazione per creare ricordi». È stato ritrovato al campo base dello Yalung Ri.

Di Marcello, biologo e guida alpina, aveva documentato la missione in un video postato sui social: «In qualche modo ci faremo sentire».

Purtroppo, la sua voce è arrivata solo dopo la conferma della morte.

Kirchler, 29 anni, originario di San Genesio ma residente a Monaco, era definito una mente brillante nel modo della finanza. La sua ex insegnante, Inge Mahlknecht, lo ricorda in un'intervista al quotidiano Alto Adige come «uno studente molto impegnato e rispettoso, che ha impressionato per la sua diligenza e perseveranza».

Il 29enne faceva parte di una spedizione separata dell’organizzazione Wilderness Outdoors e avrebbe cambiato itinerario all’ultimo momento.

Dopo la valanga che ha colpito il campo base dello Yalung Ri, è risultato disperso insieme a Marco Di Marcello, mentre il corpo di Paolo Cocco è stato ritrovato. Nella serata di martedì la morte di Di Marcello è stata confermata dal presidente dell’Abruzzo, 

I ritardi nei soccorsi e le accuse alla burocrazia nepalese

Le autorità locali hanno confermato che il maltempo e la burocrazia hanno ostacolato i soccorsi. Secondo quanto riportato dall’Himalayan Times, i voli di emergenza in elicottero richiedono l’autorizzazione di più ministeri — Turismo, Interni, Difesa e Aviazione civile — causando ore di ritardo. «La valanga dello Yalung Ri è avvenuta intorno alle 9 del mattino, ma il soccorso è stato autorizzato quasi otto ore dopo», ha dichiarato un pilota al quotidiano nepalese.

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