Umberto Efeso confessa il femminicidio di Tiziana Vinci in un vocale: «Colpa dei nostri figli, io amavo mia moglie. Ora devono piangere amaro»

Lunedì 18 agosto 2025 e stato convalidato l'arresto di Umberto Efeso l'autotrasportatore di 57 anni che ha ucciso la moglie Tiziana Vinci a coltellate nella villa dell'imprenditore della Spezia presso cui la donna lavorava.

Confermata l'ipotesi di reato, ovvero omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dal vincolo coniugale. Nell'ordinanza di convalida firmata dal gip, la ricostruzione dell'uccisione in base alle parole della testimone, la collega di Vinci, che ha assistito al femminicidio e che ha riferito le parole di Efeso alla moglie dopo la prima coltellata al fianco: «Non dovevi mettermi contro i figli».

La confessione al datore di lavoro con un messaggio vocale

Efeso ha "confessato" di aver ucciso la donna al suo datore di lavoro, l'imprenditore della Logistica Alessandro Laghezza, che era anche il datore di lavoro di Tiziana, con un messaggio vocale. Il 57enne ha, infatti, inviato al cellulare di Laghezza il messaggio nel quale si scusava e chiedeva perdono, incolpando, però, i figli di aver «condizionato la madre».

«E ora devono piangere amaro – ha detto Efeso nel messaggio –, la devono tenere sulla coscienza. Loro l'hanno ammazzata, io l'amavo mia moglie. Era la vita mia mia moglie». Poco prima, Efeso aveva mandato anche un messaggio vocale a un amico: «Ho ammazzato mia moglie» ha detto, anche in questo caso incolpando i figli.

  • Tiziana Vinci viveva nel terrore

L'autotrasportatore l'ha uccisa il 14 agosto 2025 con tre coltellate al fianco nella villa dove la donna lavorava come colf. Un triste epilogo che non ha sorpreso le persone vicine alla vittima, a partire dai sei figli che i due avevano insieme. Vinci, è emerso, era costantemente pedinata e minacciata con frasi come: «Farai una brutta fine», «Ti taglio la testa», «Prima o poi ti beccherò».

Le minacce

Le indagini sono in corso, ma appare chiaro cosa ha spinto l'uomo a compiere il delitto. Dopo la rottura con Vinci viveva divorato dalla gelosia. Era la stessa vittima ad averlo raccontato ai carabinieri prima di essere uccisa: «Spenderò soldi per spiarti anche di notte», le diceva. I due si erano lasciati a aprile e a giugno era scattata la misura cautelare del braccialetto, dopo ripetute minacce.

Il braccialetto non funzionava
Efeso – che in carcere alla Spezia continua a ripetere «volevo solo parlare con lei» ma poi «non so cosa ho fatto» – si è liberato del braccialetto elettronico dopo aver compiuto il delitto e esser scappato dalla villa dell'imprenditore nella quale la donna prestava servizio. Lo ha confermato lo stesso avvocato del 57enne, Andrea Buondonno.

Il braccialetto elettronico, che aveva già mostrato alcuni segni di malfunzionamento, è stato gettato via daL 57enne durante la breve fuga in auto che poi si è conclusa alla caserma dei carabinieri di Ceparana dove si è costituito.

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