È stata scarcerata e affidata in prova ai servizi sociali la donna di 37 anni di Prato condannata in via definitiva per aver avuto rapporti sessuali con un minorenne a cui dava ripetizioni private, e da cui ebbe poi un figlio.
La decisione è arrivata dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze, che ha ritenuto sussistenti le condizioni per un percorso di reinserimento sociale al di fuori del carcere.
La vicenda tra il 2017 e il 2019
La vicenda aveva suscitato ampio scalpore mediatico ben oltre Prato: tra il 2017 e i primi mesi del 2019, la donna - allora poco più che trentenne - intrattenne una relazione con un ragazzo di 13 anni, da cui ebbe anche un figlio. La Corte di Cassazione ha confermato nel 2023 la condanna a 6 anni e 5 mesi per atti sessuali e violenza sessuale per induzione.
Fino ad oggi detenuta presso il carcere fiorentino di Sollicciano, la donna inizierà ora un percorso di reinserimento sociale: lavorerà con una borsa lavoro di tre mesi presso un’associazione e sarà assunta part-time da una cooperativa sociale come operatrice socio-sanitaria, con mansioni di assistenza domiciliare ai pazienti.
Rivedrà criticamente i fatti
Il Tribunale di Sorveglianza ha evidenziato come il nuovo orientamento sia legato anche alla disponibilità della condannata a rivedere criticamente i fatti per cui è stata giudicata, percorso che potrà proseguire all'esterno con il supporto dell'Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe). In passato, proprio la scarsa consapevolezza delle proprie responsabilità aveva portato al rigetto di una prima richiesta di detenzione domiciliare e affidamento in prova, nel febbraio 2025.
Le parole dei legali
I legali della donna, gli avvocati Massimo Nistri e Mattia Alfano, si sono detti soddisfatti della decisione: «La nostra assistita ha rispettato ogni passaggio richiesto dalla giustizia, mostrando piena acquiescenza alla sentenza. È pronta per un reinserimento nella società e per riappropriarsi dei propri affetti, incluso il figlio tanto discusso». Gli avvocati auspicano ora un approccio più ampio alla vicenda: «Una volta concluso l’iter giudiziario, si dovrà riflettere sulla complessità personale della nostra assistita. Un caso che merita un’analisi sociologica profonda e non condizionata solo dalla cronaca giudiziaria».
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